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Dove possiamo trovare quello spazio che è più del tempo e quel tempo che, legandoci a uno spazio, ascolti pronunciandolo il nostro puro sentire? Dove troveremo quei gesti inattesi o quelle parole profondissime che ci facciano eludere queste ombre spaziotemporali, così ineffabili e corporee, che proscrivono il passo a sentieri già battuti? La parola è un abisso di paure e di certezze, la culla dove si cristallizza fonicamente la visione del mondo e della vita, che lentamente matura.